VERA JARACH
Uno di essi è opera del professor José Luis omero, storico e docente di prestigio mondiale, i cui testi vengono studiati non solamente in America Latina, ma in diversi paesi europei. Ex -Rettore dell’Università di Buenos Aires (in uno dei suoi periodi migliori) ed unico argentino che forma parte del Consiglio per le Università delle Nazioni Unite, Romero è considerato un umanista nel più completo senso della parola. Rispettato ed amato dai suoi discepoli sparsi per il mondo e figura chiavo dell’intellettualità latinoamericana, era logico che il suo nuovo libro “Latinoamerica: le città e le idee” fosse atteso con molto interesse.
Si tratta di un volume sostanzioso, ma non certo pesante. Anzi, il tono è ameno, la materia, saporita. Il discorso di Romero, chiaro ed elegantissimo. Quindi, il lettore rimane irretito e facilmente, proprio come é accaduto a tante generazioni di suoi alunni, impara.
¿Cosa gli insegna questo libro? La storia dell’evoluzione delle città in America Latina. Le città viste come basi, anzi, di quest’evoluzione, come centri da dove sono partiti tutti i cambiamenti. Città che fin dal principio furono luoghi di concentramento del potere, ambiti dove sorsero e si svilupparono i fermenti di riforme e rinnovamenti. Dove culture, razze, gruppi eterogenei, coi loro scontri ed integrazioni, alleanze o semplici contrapposizioni, lanciarono le idee che Romero addita come origine di qualsiasi progresso.
Il criterio di Romero è quello della storia sociale e non perde di vista nessun dettaglio in questo senso, nel suo esame della storia delle città latinoamericane. Ne descrive le strutture economiche e politiche iniziali e quelle che si vanno via via producendo, la norme che guidano la vita delle diverse classi e categorie sociali, le abitudini e le mode, i problemi e le soluzioni che ad essi si cercano di dare, gli scontri d´interessi ed ideologie. Soprattutto quelli fra le città e la campagna. Benché in linea generale Romero mantenga la dicotomia fra ideologia urbana ed ideologia rurale (che in America Latina aveva già sottolineato in forma chiara nel secolo scorso l´argentino Domingo Faustino Sarmiento) egli mette anche bene in evidenza le continue reciproche influenze, con tutte le conseguenze evolutive che derivano per ambedue le parti.
La materia del libro viene sistematizzata in vari capitoli ed in ordine cronologico – sociologico preciso. Si parte dell’America Latina come espansione dell’Europa, con la penetrante ed acuta visione della storia europea che Romero ha sempre dimostrato di possedere. Continua con il ciclo delle fondazioni delle città latinoamericane, poi si descrivono le città “hidalgas” che spagnoli e portoghesi formano a loro immagine e somiglianza nelle “Indias”, le città creole, quelle patrizie, prima e poi quelle borghesi, e, finalmente, quelle massificate con i loro inquietanti problemi d´oggi, coi loro emarginati sociali, le anomie, il disorientamento. E le lotte che ne sono il frutto. Ognuna di queste parti viene arricchita da citazioni, da cronache del passato, di storici, viaggiatori e letterati. E il passaggio da una tappa alla seguente si snoda con chiaro senso didattico, senza che si perda mai di vista l’unità di significato.
Lo sfondo temporale e geografico è molto vasto e lo studio copre anche zone di solito trascurate nei saggi storici sull’America Latina. Si narra la decadenza di grandi centri urbani, per molteplici ragioni economiche, politiche e sociali e lo sviluppo di altri, che un tempo erano trascurabili. Le analogie e le differenze fra le diverse regioni del continente vengono anche ben stabilite. Insomma: una ricerca minuziosa ed un’opera che si legge con piacere, perché Romero non è mai pedante e sa raccontare piacevolmente il passato. I suoi “racconti” sulla storia del Medioevo o sulle idee politiche in Argentina, e, in realità, tutti i 25 volumi da lui pubblicati, hanno avuto una gran diffusione anche per questa ragione, oltreché per il loro valore storiografico intrinseco.
Questi libri e i suoi lunghi anni d´insegnamento sono i segni di una vita tutta dedita allo studio. Non molti sanno però, che questo brillante professore argentino fu “destinato” a 14 anni dal fratello maggiore Francisco Romero (diventato poi uno dei massimi studiosi e docenti di filosofia latinoamericano) ad essere… pugile. Infatti, all’età di 17 anni José Luis era già “sparring” dei campioni locali e, se non fosse stato perché lo stesso anno, 1926, egli scoprì la sua vera vocazione, leggendo, per caso, la Storia di Grecia di Ernesto Curtius, certamente il nome di Romero sarebbe stato famoso solamente nel mondo del “ring”. La carriera pugilistica, comunque, fini quando già l’altra passione era ben definita, nel 1928, quando nelle semifinali del campionato della città di Buenos Aires, José Luis ricevette una buona dosi di colpi che lo lasciarono “knock out” e fermamente convinto a mettere da parte i guantoni da box.
Così oggi è un personaggio importante della cultura latinoamericana, e fanno il “tifo” per lui intellettuali, professori ed un´infinità di studenti, cosa, quest´ultima, non è molto comune davvero, ne qui, né in nessun´altra parte del mondo. Il suo nuovo saggio “Latinoamericana: las ciudades y las ideas”, questa densissima e piacevole ricapitolazione di 484 anni di storia, piena di richiami e spunti per capire il difficile tempo presente, dimostra inoltre che, per apertura ed impegno, José Luis Romero è tanto e forse più “giovane” dei suoi alunni.
Vera Jarach.